lunedì

31-1-2011 19.07

Mio caro amico…
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da qualche giorno è stata emessa la sentenza
di primo grado sul delitto di
Simonetta Cesaroni…avvenuto oltre venti anni fa in via Poma 4 a Roma.
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Ora abbiamo il nome del condannato.
Si tratta di Raniero Brusco all’epoca fidanzato di Simonetta.
Appena letta la sentenza...immediatamente si sono scatenate le polemiche…curiosamente tutte le voci si sono alzate in difesa di Raniero Busco…considerandolo innocente e vittima di un errore giudiziario destinato forse ad essere corretto in appello.
A suo favore si sono schierati esperti come il criminologo Francesco Bruno docente de
La Sapienza di Roma...
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la dottoressa Simonetta Matone Magistrato con i fiocchi che ha ribadito di attendere le motivazioni della sentenza per comprendere meglio i motivi della condanna e dalla parte di Busco c’è anche il criminologo e detective Carmelo Lavorino che critica la strategia della difesa di Busco ricordando come il 24 ottobre 1984 lo stesso palazzo di via Poma fosse stato teatro di un altro delitto tuttora impunito…
l’omicidio di una anziana inquilina…
la signora Renata Moscatelli.
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Altre voci molto autorevoli si sono unite
durante la trasmissione “Porta a Porta”
quelle della giornalista Franca Leosini e dell’ex capo della Squadra Mobile di Firenze ed oggi scrittore Michele Giuttari.
Anch’io amico mio…alzo la mia manina e mi aggiungo alla foltissima schiera di innocentisti.
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Lo so…in questo momento è una scelta facile e perché no…forse anche scontata…ma naturalmente nasce dal cuore non certamente da un giudizio tecnico…figuriamoci se voglio entrare in competizione con i grandi che si intendono di criminalità.
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Io che adoro la dottoressa Simo
netta Matone per il lavoro duro e di grandissima responsabilità
la penso come lei e vorrei...
aspettare le motivazioni della sentenza per capire come e perché Raniero Busco sia stato condannato.
Altresì…men che meno vorrei sostituirmi al detective Lavorino nelle critiche al legale che vede difendere Raniero che in parte condivido…tant’è che egli vede poco convincente la strategia seguita dalla difesa di Busco nel non indicare strade alternative per la soluzione del giallo.
Guai a lasciarsi ingannare ma…mi unisco a tutti quelli che come me non riescono a considerare Raniero Busco come il mostro che vive accanto a noi.
Mentre penso a lui…emergono nella mia mente spicchi del suo quotidiano infarciti con la semplicità di una vita di lavoro e una famiglia costruita con tanti sacrifici…
con una compagna innamorata e pronta a difenderlo a spada tratta ovunque.
Il mio lato poetico mi fa sussurrare che Raniero mi fa tenerezza per come all’improvviso viene inghiottito in un meccanismo tanto più grande di lui dove si trova da solo a dover giustificare ben venti anni di indagini inconcludenti.
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Quando alla lettura
della sentenza ho ossevato Raniero…
impettito nella sua camicia azzurra appena scartata di nuovo perché ancora con i segni delle pieghe di colore azzurro identica ai suoi occhi…mi è sembrato di vedere un impaurito studente all’esame di maturità...si perché proprio in quell’esame vi è ancora lo spauracchio di ogni ragazzo italiano che non prevede appelli ma solo la terribile possibilità di perdere l’anno.
Amico mio…gli interrogativi nati da questa vicenda sono tanti…ma a te sembra giusto giudicare oggi quello che è accaduto ben venti anni fa e condannare una persona che -in ogni caso- non è più quella di venti anni prima?
Certamente la famiglia della povera Simonetta ha tutta la mia solidarietà e penso che anche loro come me pretendano di conoscere il nome del colpevole e non quello di “un colpevole a tutti i costi” .
Ma come te amico mio mi chiedo…”come si è arrivati a questa sentenza?”
Ripercorriamo insieme le tappe di questa vicenda.

Siamo a Roma…è una giornata torrida quel martedì 7 agosto 1990…nel primo pomeriggio Simonetta sale le scale della fermata “Lepanto” della metropolitana…percorre rapidamente il viale alberato a quell’ora ancora deserto per arrivare finalmente nel suo ufficio in un palazzone di via Poma. Entra nello stabile a quell’ora incustodito…apre la pesantissima porta dell’appartamento…telefona ad una collega e inizia a lavorare sul computer.
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La sua vita si fermerà
violentemente alle 16,37…
E’ sera…la sorella di Simonetta è preoccupata perché non la vede rientrare a casa…
telefona al datore di lavoro di Simonetta ed insieme decidono di andare nell’ufficio di via Poma per cercare la ragazza.
Aprono la porta…vagano nell’appartamento spinti dallo spettro dell’angoscia.
In una stanza vedono il cadavere di Simonetta…il suo corpo seminudo è stato violentemente trafitto da ben ventinove colpi inferti con un tagliacarte ma non solo…è segnato anche da lividi e da morsi.
Viene chiamato il 113…sul posto si recano due volanti ed un funzionario della Mobile…il dottor Antonio Del Greco con due ispettori…
Danilo Gobbi e Nuri Alì Ben Musbà.
I due ispettori rintracciano il portiere dello stabile…Pietrino Vanacore…
l’uomo i cui occhi paiono quelli di un David Niven traumatizzato dallo spavento…tant’è che non riesce a riferire completamente cosa ha fatto nel pomeriggio.
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Proprio quest’uomo diventerà l’indiziato numero uno…
e assieme a lui viene interrogato a lungo negli uffici della Mobile Raniero Busco il fidanzato di Simonetta.
I sospetti su di lui sono un passo obbligato perchè il grosso numero di colpi inferti con il tagliacarte fa pensare ad un corteggiatore amante respinto…perché si tratta di un rituale comune a tanti altri delitti…pensa amico mio che proprio in questo modo pochi anni prima era stata barbaramente uccisa Francesca Alinovi una bella ragazza che viveva nella mia Parma…nonché promettente critico d’arte e docente al Dams di Bologna…uccisa dall’ex fidanzato Francesco Ciancabilla condannato a qundici anni di prigione e tre anni di ricovero in una casa di cura.
Raniero viene interrogato nelle ore successive…piange…si dispera tuttavia fornisce un alibi che viene sommariamente controllato e viene rilasciato.
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Il portiere passa qualche giorno in prigione…

ma con l’aiuto del grandissimo avvocato Antonio De Vita viene scarcerato e indagato per qualche tempo a piede libero.
L’avvocato De Vita è molto noto a Roma…pensa che addirittura qualche anno prima…le Brigate Rosse avevano cercato di ucciderlo ma lui si era difeso a colpi di pistola...facendo poi arrestare e condannare i suoi aggressori…quei terroristi che poco tempo prima avevano assassinato il Generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi…
braccio destro del Generale dei Carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa.
Con il portiere Vanacore e Raniero Busco scagionati…
le indagini sono quasi ferme ma non solo…vengono indagati inutilmente anche alcuni abitanti dello stabile di via Poma.
A metà degli anni novanta le indagini sembrano tornare al punto di partenza…quando per decisione del Tribunale di Roma…con gli investigatori della Polizia di Stato si affiancano i tecnici dei Carabinieri del RIS di Parma.
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Le indagini trovano nuovo impulso…
viene totalmente abbandonata l’ipotesi investigativa che il carnefice di Simonetta conoscesse bene il palazzo di via Poma pertanto viene scagionato completamente Vanacore che forse l’unico neo che lo legava inesorabilmente a quella storiaccia maledetta era quello di aver scoperto per primo il corpo di Simonetta e di non aver avvertito subito la Polizia.
Ora…tra gli indagati rimane solo Raniero Busco e le sue tracce di DNA sul reggiseno di Simonetta compreso le macchie di sangue sparse sul pavimento dell’appartamento che quasi senza ombra di dubbio potevano essere effettivamente le sue…
non solo ma anche la dentatura poteva essere compatibile con la traccia di un morso sul corpo di Simonetta.
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Il verdetto dei giudici è abbastanza scontato:
Raniero Busco viene giudicato colpevole dell’omicidio di Simonetta Cesaroni e condannato a ventiquattro anni di carcere.
Questa è la cronaca nuda e cruda di quanto è accaduto…
in questa tragedia sono state bruciate le vite di Simonetta Cesaroni e del portiere affascinante del palazzone di via Poma Pietrino Vanacore.
Purtroppo la vicenda si è trascinata per troppo tempo e alla luce delle molteplici versioni...oggi è molto difficile ricostruire l'orrendo momento al punto che a tanti di noi...
le accuse contro Busco sembrano il vestito di Arlecchino...
una toppa qui…un rammendo là...
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La vicenda deve essere sembrata troppo contorta anche per il nostro Carlo Lucarelli che…
non casualmente ha preferito non esaminare mai il caso nei suoi programmi televisivi o nei suoi libri di successo.
Dunque...
alle due vittime di questa oscura vicenda non aggiungiamone una terza.
Raniero Busco.
Eccoti un bacio con un soffio amico mio...
Domani sera alle 10 mi troverai in messenger:-)
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petrascharbach@libero.it



Genoa 3 - Parma 1
Ahimè ci risiamo…il nostro Parma sembra di nuovo sulle montagne russe perché una settimana vince e quella dopo perde ma lo fa sempre con risultati pesantissimi come ieri a Genova dove ha incassato ben tre bastonate da un Genoa che in casa non vinceva da tempo. Peccato…il Parma era disattento e svogliato…
dopo pochi minuti di gioco il Genoa è passato in vantaggio con un rigore realizzato da Rodrigo Palacio decretato per un fallo di Gabriel Paletta su Floro Flores .
Il nostro Parma raggiunge il pareggio con Hermann Crespo…
ma fatica inutile…alla fine del primo tempo Paletta segna un autogol per il Genoa.
All’inizio del secondo tempo proprio una distrazione del solito Paletta permette a Kakhaber Kaladze di mettere al sicuro il risultato del Genoa.
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Come dire…l’unica frase che mi viene in mente…è racchiusa nel famoso film di Massimo Troisi … “Non ci resta che piangere” , naturalmente continuando ad incitare i nostri Gladiatori! Forza Parma…mercoledì incontri il Lecce al Tardini…torna a facci sognare!